Paolo Rossi, pallone d’oro 1982
“Era da tanto tempo che volevo fare qualcosa per i ragazzi. Io ho lasciato la mia casa di Prato per inseguire il mio Sogno, a 16 anni. Ora voglio che altri ragazzi abbiano la loro opportunità, potendo vivere la mia stessa favola. Spero di trovare un nuovo Pablito o di poterlo formare, così come sono stato formato io. Al di là di tutto, è bello poter crescere i ragazzi in un certo modo, con determinati valori. Camminando al loro fianco”.
“Voglio insegnare ai giovani i valori sani dello sport e della vita: determinazione, coraggio, lealtà, rispetto degli altri, fair play. Voglio insegnare ai ragazzi a giocare a calcio con impegno, passione, spirito di sacrificio, ma anche con obiettivi da raggiungere. Divertendo e divertendosi. Ho voglia di dare ai ragazzi quello che la vita mi ha dato. Voglio incontrare i ragazzi uno a uno, e far crescere con loro un progetto, far crescere il loro sogno. Perché non bisogna mai smettere di rincorrere i sogni, in fondo questo è l’unico modo per realizzarli”.
“Da un giorno all’altro la mia vita è cambiata. Grazie al calcio non sono rimasto un signor Paolo Rossi qualunque. Dall’11 luglio del 1982 sono il carrasco del Brasile, l’uomo che ha piegato la squadra formidabile di Falcao, Zico, Socrates e Cerezo”. L’uomo che Pelè, vedendolo giocare giovanissimo ai mondiali del 1978 in Argentina, ha definito: “Grande, all’altezza del Brasile”.